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Perché mangiare cibo di stagione?

Perché mangiare cibo di stagione?

Alimentarsi seguendo i cicli della natura fa bene all’ambiente, all’economia e alla salute

Un tempo mangiare cibo di stagione era cosa del tutto normale. Non esistevano alimenti che giungevano da diverse latitudini e che fossero disponibili in ogni periodo dell’anno.

Oggi tantissimi prodotti sono coltivati in ambienti non naturali o conservati utilizzando metodi fisici o chimici che ne ritardano i normali processi di maturazione e degradazione.

Siamo ormai così abituati a reperire nei supermercati ogni varietà possibile di alimenti tutti i giorni dell’anno che molti di noi neanche sanno più riconoscere se un cibo è naturale o fuori stagione.

Consumare gli alimenti nel tempo in cui crescono e maturano naturalmente invece è importante per il nostro benessere perché la terra ci dona spontaneamente i nutrimenti di cui abbiamo bisogno in armonia con i ritmi ambientali e biologici.

Ciascuna stagione ci offre il cibo più adatto, sia per nutrirci sia per sintonizzarci con le condizioni ambientali e climatiche del periodo. Durante l’inverno avremo vegetali dalla forma compatta (porri, cavoli, zucche ecc.) adatti per zuppe e minestre cotte e nel periodo caldo più frutta e insalate che rinfrescano e ci aiutano a ripararci dall’arsura e dalla calura estive.

Mangiare cibi fuori stagione comporta i seguenti svantaggi:

  • le primizie provenienti da colture di serra o idroponiche, contengono più nitrati a causa dei concimi, che affaticano gli organi e possono trasformarsi in sostanze cancerogene;
  • la crescita rapida e forzata indebolisce le piante, rendendole più sensibili all’attacco di insetti e parassiti e causando malattie che necessitano di trattamenti con antiparassitari, lasciando residui che giungono fin sulle nostre tavole e quindi nel nostro corpo;
  • ciò che matura artificialmente, per poter essere consumato tutto l’anno, deve essere irradiato o conservato usando sostanze chimiche;
  • la velocità con cui si sviluppa non dà il tempo al cibo di strutturarsi, i nutrienti sono meno concentrati, prevale in proporzione l’acqua e di conseguenza ha anche meno sapore;
  • il trasporto su lunghi tragitti implica alti costi energetici e maggiori emissioni di CO2 che danneggia l’ambiente.

Rispettare la stagionalità si traduce anche in un risparmio economico e di risorse. Non saranno infatti necessari speciali impianti per le coltivazioni artificiali e consumeremo prevalentemente prodotti locali che richiedono minori costi per la conservazione e il trasporto. Con i cibi dell’orto o acquistati direttamente da aziende agricole del territorio, avremo in tavola ortaggi e verdure di raccolta più recente. Altrimenti, per orientarci nella scelta, possiamo consultare un calendario dedicato.

Scegliamo non solo cibi locali e di stagione, ma il più possibile biologici per ridurre i residui tossici che arrivano nel nostro piatto dalla catena alimentare e preferiamo, laddove disponibili, le varietà più antiche, non geneticamente manipolate, assieme ai supercibi selvatici e primordiali, ricchi di nutrienti e sostanze protettive e preventive naturali.

Concludendo i prodotti fuori stagione sono meno nutrienti, poco salutari, di qualità più scadente, anti-economici e anti-ecologici. Tutti buoni motivi per evitarli o farne un uso soltanto sporadico.

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