Le cause profonde della malattia

Infatti i farmaci chimici non eliminano alla radice il problema. La malattia ritornerà fin quando non avremo curato il problema alla base. Questa era la concezione delle medicine tradizionali (cinese, indiana), oggi denominate ‘olistiche’. Occorre un ripensamento del concetto stesso di malattia.

La malattia è oggi letta come un semplice nemico da abbattere e l’organo o il tessuto malato è visto come il pezzo di un motore da riparare o sostituire… Il medico come meccanico, con una siringa o delle pillole in mano al posto della chiave inglese. Ma il risultato di questo approccio?

Di certo solo un folle negherebbe che in casi traumatici ed estremi la chimica e la chirurgia non abbiano degli strumenti straordinari a disposizione, ma da questo a voler affermare che l’intera medicina chimica è l’unica seria ed efficace…

Un medico ha espresso le sue critiche verso il sistema curativo industriale: “ Nel corso degli anni la classe medica si è guadagnata una ben meritata reputazione per la sua incapacità di ignorare le scoperte positive, che potrebbero portare cambiamenti straordinari per la salute umana, e per il suo voler continuare a usare metodi inutili, che tra l’altro fanno più male che bene, anche se sarebbe stato opportuno abbandonarli già da tempo. […] È importante ricordare che i farmaci moderni non sono solo potenzialmente efficaci, ma sono anche potenti e potenzialmente pericolosi." (V. Coleman, Come impedire al vostro medico di nuocervi, Macroedizioni)

La malattia è un messaggio che il corpo e la mente ci stanno inviando. Saper leggere tale messaggio significa vedere l’essere umano non secondo un paradigma materialistico (falso e ideologico) ma secondo una visione a più dimensioni, come la fisica contemporanea afferma.

La malattia va affrontata secondo un approccio multidimensionale. Nella medicina āyurvedica ciò è sempre stato fatto, considerando la parte interiore, spirituale, quella mentale e quella fisica; queste tre parti devono esistere in perfetta armonia tra loro, ma la base è la parte interiore.

Infatti la cultura vedica afferma la stessa cosa. Il benessere procurato dalla medicina āyurvedica non è fine a se stesso, ma è il trampolino di lancio per permettere all’anima, all’energia jiva-shakti, di raggiungere il mondo spirituale.

Qui appare del tutto chiaro che l’aspetto medico non è separabile da quello spirituale: senza spiritualità corpo e mente soffrono, il benessere di corpo e mente sono strumenti per la realizzazione spirituale. In questo senso ogni tipo di Yoga ha il dovere di garantire un benessere integrale, in ogni livello dell’Essere.

Lo yoga che le scritture vediche consigliano in questo periodo cosmico-storico è il Bhakti-yoga, lo yoga dell’amore e della devozione, e tale pratica ha cambiato la vita di milioni di occidentali negli ultimi quarant’anni. L’anima è quindi un nucleo energetico legato, come vedremo, ad altre energie. Per garantire una salute reale e uscire dalla schiavitù dei farmaci chimici occorre comprendere molto bene queste forme di energia e le loro interazioni.

Scritto da Valentino Bellucci

Ha insegnato presso le università di Macerata e Urbino. Attualmente è docente di Storia e Filosofìa nei licei italiani. Si dedica da anni allo studio della cultura vedica e ha pubblicato un saggio sulla mistica indiana più esoterica: lo yoga devozionale indiano. Il Vaishnavismo (Xenia 2011). Ha al suo attivo importanti saggi e articoli di filosofìa e orientalistica.

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