Esplorando il mistero della coscienza con il Professor Marco Pettini
La mente è davvero un mero epifenomeno delle attività cerebrali? Oppure cela una natura più profonda, forse persino una sua ontologia propria? A queste domande cerca di rispondere il Professor Marco Pettini, emerito di fisica teorica presso il Centro di Fisica Teorica dell'Università di Marsiglia e affiliato al Quantum Biology Lab della Howard University di Washington, che sarà tra i protagonisti del prossimo Quarto Convegno Nazionale sul Mistero della Coscienza.
Nel corso della sua relazione, dal titolo evocativo “Oltre la biochimica del cervello: esiste una fisica della mente?”, il professor Pettini ci guiderà verso i confini di un territorio scientifico ancora poco esplorato, ma ricco di implicazioni per il nostro modo di intendere la mente e la sua relazione con il cervello.
La mente non è un computer
L’idea diffusa che vede il cervello come un “computer biologico” e la mente come il suo software è stata ampiamente discussa. Il Professor Pettini, facendo riferimento agli studi del Premio Nobel per la fisica Roger Penrose, ne evidenzia i limiti. Secondo Penrose, infatti, la mente non si limita a risolvere problemi computazionali, ma è in grado di compiere salti di intuizione e invenzione, specialmente in ambiti complessi come la matematica.
Questo comportamento, sostiene Pettini, non può essere spiegato in termini algoritmici: il cervello non funziona come un processore digitale. Le dinamiche della mente sembrano invece coinvolgere processi che sfuggono alle attuali teorie computazionali.
I microtubuli: un ponte tra fisica e coscienza
Ma qual è il ruolo della fisica nella comprensione della mente? Pettini introduce un concetto affascinante: l’ultrastruttura dei microtubuli, elementi del citoscheletro neuronale, potrebbe essere alla base della coscienza. Questi omopolimeri, costituiti da una proteina chiamata tubulina, modulano l’intensità delle giunzioni sinaptiche in modi che non possono essere completamente spiegati dalla biochimica tradizionale.
È interessante notare che anestetici capaci di “spegnere” la coscienza agiscono proprio su questa ultrastruttura. Questo suggerisce che la fisica dei microtubuli giochi un ruolo cruciale nei processi legati alla coscienza, oltrepassando i limiti delle spiegazioni basate esclusivamente sui neurotrasmettitori.
Monismo o dualismo?
Al cuore della questione c’è una domanda fondamentale: siamo soltanto una complessa “danza” di atomi e molecole o la mente possiede una sostanza propria? In termini filosofici, si tratta di scegliere tra un monismo riduzionista, che riconduce tutto ai processi fisici e chimici, e un dualismo ontologico, che attribuisce alla coscienza una sua indipendenza.
Pettini sottolinea come la fisica moderna, con le sue nuove teorie e scoperte, apra una finestra su un possibile dualismo. Questo approccio riconosce che i processi mentali, e in particolare la coscienza, potrebbero avere una loro ontologia, distinta da quella della materia fisica che li sottende.
Un viaggio verso l’ignoto
Questi temi saranno al centro del convegno del 14 dicembre, in modalità webinar, un appuntamento imperdibile per chiunque sia affascinato dal mistero della mente e desideri esplorare i confini tra scienza, filosofia e spiritualità.
Mentre la scienza continua a svelare i segreti del cervello, la mente rimane uno degli enigmi più profondi della nostra esistenza. Come suggerisce Pettini, comprendere la fisica della mente potrebbe cambiare radicalmente il nostro modo di concepire noi stessi e il nostro posto nell'universo.
Per maggiori informazioni sul convegno, visitate il link: https://www.naturopatiaitaliana.it/webinar-in-programma/iv-convegno-nazionale-sul-mistero-della-coscienza.html
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