Usiamo le erbe con coscienza.  La Valeriana (erba gatta) e… “gli altri”!

Il pericolo nascosto dietro l'assunzione di piante (medicinali e non) insieme ad altre erbe e farmaci allopatici.

La Valeriana Officinalis è una pianta di origine europea oggi coltivata anche in Giappone e negli Stati Uniti a scopo medicinale. L'uso della valeriana come ipnoinducente (capace di indurre il sonno) è stata descritta già dal Ippocrate (ca. 460-377 a. C.), il padre della medicina moderna. Tra i principi attivi più importanti contenuti nella pianta vi sono l'acido valerianico e il borneolo: altri costituenti sono l'acido malico, zuccheri, tannini, l'alcaloide catinina.

La Valeriana è indicata, da sola o in combinazione con altre piante (ad esempio con Humulus lupusus), in alternativa alle benzodiazepine (ansiolitici e sedativi, tipo lorazepam, Tavor®) per il trattamento di lievi stati d'ansia e dei disturbi del sonno transitori e in ogni caso non associati ai gravi disturbi mentali. La Valeriana (Valeriana Officinalis) viene comunemente utilizzata per il trattamento dell'insonnia. (Leggi anche "Soffri di insonnia? I rimedi naturali più efficaci")

L'effetto sedativo è dovuto alla presenza di principi attivi chiamati valepotriati (nell'olio essenziale), in grado di stimolare la liberazione del neurotrasmettitore coinvolto nel sonno (il GABA, ɑcido gammo-aminobutirrico).

Altro impiego tradizionale è quello come spasmolitico a livello gastrointestinale, anche se queste attività farmacologiche, non sono molto confermate dagli studi clinici recenti. Applicazioni di minore importanza comprendono il trattamento dei crampi muscolari e uterini, della cefalea e l'utilizzo come carminativo a livello grastrointestinale.

Cefalea

La valeriana è in grado di inibire un enzima epatico (in sigla CYP3A4) che metabolizza alcuni farmaci: come accade per altre erbe medicinali, può avere effetto tossico sul fegato (non sempre!). Alcuni studi dimostrano un aumento di tossicità epatica nella somministrazione contemporanea di valeriana e altre erbe (attenzione al fai da te!) quali: Scutellaria (Scutellaria baicalensis), Chaparral (Larrea tridentata), Consolida (Symphytum xuplandicum), Tussilaggine (Tussiilago farfara), Camedrio (Teucrium chamaedrys), Jin bu huan (Lycopodium serratum), Kawa - kawa (Piper methysticum), Menta puleggio romana (Menthalpulegium), Menta puleggio americana (Hedeoma pulegoides), Petasite (Petasites japonicus).

Per quanto riguarda la somministrazione contemporanea con medicinali va evitata al associazione con benzodiazepine, barbiturici, analgesici oppioidi ed etanolo per una possibile alterazione degli effetti terapeutici e tossici dei farmaci stessi.

Nel caso delle bensodiazepine e dei barbiturici (farmaci sedativi) si può determinare un incremento della depressione del sistema nervoso centrale.

Nei topi, l'uso di valeriana incrementa il sonno indotto dal barbiturico Pentotal® in anestesia e aumenta l'effetto anestetico indotto dal barbiturico Tiopental®.

La contemporanea somministrazione di valeriana e analgesici oppioidi (derivati della morfina) può aumentare il loro effetto sedativo. Tale effetto, osservato finora a livello sperimentale, potrebbe causare anche depressione respiratoria.

Assumendo insieme valeriana ed etanolo, può verificarsi un rapido incremento della sedazione di moderata entità; ciò depone a favore di una maggiore attività della valeriana sotto forma estratto idroalcolico, ma anche incide sulla tossicità della pianta. Quindi, non utilizzare estratti idroalcolici di valeriana se non si è sicuri di avere un... fegato sano!

In generale il consiglio è questo: i pazienti che assumono farmaci quali antidepressivi (SSRI inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, Prozac®, fluoxetina, poroxetina, litio, etc.) rilassanti muscolo scheletrici (Muscoril®, tiocolchicoside), dovrebbero consultare il proprio medico di famiglia primo di assumere valeriɑnɑ specie se il suggerimento sull'utilizzo della pianta non proviene da un esperto.

In ultimo, pur se non dimostrato con certezza, la valeriana associata alla loperamide, farmaco comunemente usato per la diarrea e presente anche in noti prodotti "da banco" (Dissenten®, Imodium®) può causare delirio con confusione, agitazione e disorientamento. In letteratura è riportata la comparsa di uno stato delirante in un paziente che assumeva contemporaneamente valeriana, iperico e loperamide. Sebbene non sia noto se e quali dei tre farmaci abbiano interagito, si consiglia di avere prudenza nell'assumerli insieme.

Scritto da Laura Bertoni

Farmacista, erborista, naturopata, docente di Naturopatia Olistica Applicata presso la Scuola Italiana di Naturopatia promossa dall'Istituto di Medicina Naturale di Urbino.

© 2024 Istituto di Medicina Naturale srl P.IVA 02622350417 - Website made with by Lorenzo Giovannini