Nuove risposte arrivano dalla “programmazione fetale”

I ricercatori la chiamano “programmazione fetale”. Si tratta di una branca di studi che mette in relazione la vita del feto, con lo stile di vita, lo stress e la condizione psicologica della madre durante la gravidanza. Più dati si raccolgono, più situazioni si mettono in parallelo, e più ci si rende conto di quanto sia importante la condizione in cui avviene il concepimento, i nove mesi di gestazione e i primissimi anni di vita del neonato. La nostra salute da adulti risente in modo sorprendete del contesto in cui è svolta la gravidanza e delle abitudini di entrambi i nostri genitori.
«Tutti noi - dice la dottoressa Marina Risi, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Agopuntura e Medicina Integrata,Vice-presidente della Società Italiana di Psico Neuro Endocrino Immunologia - nasciamo con delle soglie già tarate. Questa taratura delle soglie di risposta fisiologica è in buona parte determinata dalla genetica, ma in altrettanta buona parte è generata dal vissuto durante il periodo trascorso nell’utero. Ovviamente, ci sono delle fasi più sensibili durante i nove mesi di gravidanza. Però, di fatto possiamo affermare che l’ambiente in cui vive la madre del feto e successivamente del neonato, interferità in maniera più o meno positiva rispetto alla qualità del prodotto del concepimento».


Di questi temi si parla da alcuni decenni, ma oggi i riscontri scientifici stanno mettendo in assoluta evidenza delle correlazioni molti interessanti.
«Si. Ad esempio, sappiamo quanto sia importante l’alimentazione delle madre durante la gravidanza, sia in difetto che in eccesso. Il tipo di nutrizione materna influisce sul feto con modificazioni epigenetiche. L’altro elemento fondamentale è lo stress e la condizione psicologica. Ultimamente poi, si sta lavorando sull’influenza dei riflessi epigenetici sulla placenta. Ovvero, su quella interfaccia “materno – fetale” che rappresenta il luogo dello scambio nutritivo, il luogo della comunicazione tra nascituro e madre. Abbiamo moltissimi dati a disposizione che ci fanno comprendere come questi nove mesi dovrebbero essere sempre sotto l’occhio degli operatori sanitari e di chi determina le politiche sanitarie. Perché se riuscissimo a salvaguardare al meglio la salute della madre durante la gravidanza, probabilmente avremmo, dopo 30-60 anni, un carico globale di malattie decisamente minore».

Ancora una volta, quindi, l’informazione diventa un elemento centrale.
«L’informazione -sottolinea la dottoressa Risi- è il punto centrale. E per passare una informazione corretta, occorre innanzitutto essere informati. E’ importante fornire l’informazione in maniera assolutamente scientifica, mentre finora abbiamo visto prevalere nei confronti delle madri dei toni terrorizzanti e colpevolizzanti. E’ invece importante avere un approccio diverso: favorire un “empowerment”, un passaggio di potere alle madri, in maniera che siano informate già prima del concepimento, e siano consapevoli del fatto che le modificazioni epigenetiche vengono da lontano. E nel quadro generale includiamo anche il futuro padre, perché le ricerche dimostrano che gli stili di vita del futuro genitore hanno influenze epigenetiche sugli spermatozoi, e in tal modo sono trasmesse al feto».

Di tutti questi temi la dottoressa Marina Risi parlerà durante un conferenza aperta al tutti nel corso di Biosalus, il Festival del Biologico e del Benessere Olistico.

Il tema della conferenza è “Epigenetica e programmazione fetale. Vita all’interno dell’utero”.

Per info: www.biosalusfestival.it Contatti tel. 0722/351.420 direzione@biosalusfestival.it

Scritto da Paola Marina Risi

Medico, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Agopuntore, Esperta in Medicina Integrata e Medicina di Genere

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