Ayurveda e cistifellea

Nella concezione dell'anatomia sottile dell'essere umano la tradizione yogica-tantrica ha tramandato la conoscenza dei Chakra, centri energetici dislocati in varie parti del corpo che mettono in relazione tutti i livelli di esistenza: fisici, vitali, mentali e spirituali.

Il Chakra addominale tradizionalmente chiamato Manipura, che ha la sua localizzazione fisica nella colonna vertebrale e in linea all'ombelico, è l'espressione di vari aspetti dell'essere umano: i processi metabolici, il deposito e la distribuzione dell'energia del Prana, l'espressione del dinamismo e della volontà, la manifestazione della propria identità e del proprio potere personale.

"Quando la sua energia è insufficiente, è più simile alle braci incandescenti di un fuoco morente piuttosto che ad una più intensa e forte fiammata. In questo stato l'individuo diventa apatico, privo di vitalità e sprovvisto di energia. Egli sarà limitato da scarsa salute , depressione, mancanza di motivazione e di impegno nella vita." Tratto da Kundalini Tantra di Swami Satyananda Saraswati

Sotto il dominio fisiologico di Manipura vi è il funzionamento del fegato e della cistifellea anche se, data l'importanza di quest'organo (il fegato) gli si attribuisce un Chakra più piccolo, specializzato e situato proprio nella zona epatica chiamato Surya Chakra.

Surya, in sanscrito Sole, ci riconferma la natura Yang, maschile, la forza calda e luminosa richiesta per il funzionamento di quest'organo situato nella parte destra del corpo contrapposto alla Milza, situata nella sinistra, a cui questa tradizione fa riferimento come Chandra Chakra, il Chakra della luna.

Non a caso il Tattwa, il protoelemento sottile che si manifesta in Manipura, è Tejas Tattwa cioè l'elemento fuoco: la forza di questo fuoco non la ritroviamo solo negli aspetti metabolici, vitali e della personalità, ma anche nella espressione delle nostre emozioni.

Le emozioni di Manipura non sono quelle più raffinate del Chakra superiore (Chakra del plesso cardiaco) ma emozioni più immediate, più dirette e spesso più grossolane:

Chi non ha mai sperimentato quella evidente sensazione alla bocca dello stomaco dopo una forte emozione o un prolungato stress?

 

O quanto è perforante sulle mucose l'azione corrosiva dell'ulcera? Queste sono alcune somatizzazioni di Manipura.

Ma i calcoli, non sono anch'essi espressioni di emozioni, energie emozionali e/o metaboliche che invece di bruciarsi si cristallizzano, si induriscono nella cistifellea? O non si fluidificano nel caso dei reni, dove le acque-emozioni si pietrificano?. Non a caso la stessa parola di origine greca, Melancholia, indica sia il noto stato d'animo, la melanconia, sia la bile nera! San Giovanni della Croce collega la bile alla morte dell'anima, alla privazione di Dio.

Il Manipura e il suo fuoco sono intimamente legati con gli organi della vista e l'atto della visione.

La forza, l'energia che si può manifestare ed indirizzare attraverso lo sguardo ha sempre avuto particolari correlazioni simboliche, magiche, esoteriche con l'idea di potere influenzare e trasmettere addirittura colpire attraverso gli occhi: non era pietrificante lo sguardo della Medusa? O incenerente lo sguardo di Shiva? O malevolo quello del malocchio? (appunto Malus Oculus) O ardente l'occhio di Ra dio del sole Egizio?

La parola ebraica Kavod, oltre che fegato, indica anche abbondanza,

 

potenza e nella medicina tradizionale cinese si dice che il fegato è "il generatore di forze", è "il generale che elabora i piani" e "l'organo tesoro" che trasmette il potere-luce all'organo officina, la cistifellea, che è "il giudice che decide e condanna"; anche la tradizione ebraica, attraverso la simbologia biblica associa la cistifellea alla sede del discernimento, al giusto vedere (nella storia densa di riferimenti simbolici di Tobia, egli riesce a guarire gli occhi di suo padre con il fegato e la bile del grande pesce).

Ora l'incapacità del giusto discernere, del giusto vedere è una cecità spirituale e il nostro agire confuso, indeterminato ed incerto è l'atteggiamento opposto alla forza, l'incisività e il coraggio del nostro Manipura.

Nella Bibbia la moglie di Lot non doveva guardare indietro e per questo si trasformò in una statua di sale o all'opposto "colui che ha gli occhi" nella tradizione esquimese è lo sciamano chiaroveggente.

Ma non si dice comunemente, quando il fuoco di Manipura non energizza adeguatamente l'organo epatico: non ha fegato? Cioè non ha coraggio? Nell'antica Cina si mangiava il fegato del nemico per inglobare il loro coraggio e il fiele, la bile, di alcuni animali veniva utilizzato per rifinire la forgiatura delle spade.

La parola Manipura in sanscrito significa "la città (pura) dei gioielli (mani)" ovvero il sito di un tesoro per ricordare le potenzialità insite in questo chakra, le capacità nascoste: manifestarsi in gioielli preziosi o cristallizzarsi in pietre e sassi (calcoli)?

L'ombelico è il riferimento per localizzare fisicamente questo Chakra chiamato anche Nabi Padma, il loto dell'ombelico.

L'ombelico è il centro del microcosmo umano ma anche l'omphalos, il centro del mondo in numerose tradizioni e simbologie ma anche un punto di riferimento per la concentrazione (gli Esicasti nella loro preghiera/meditazione piegano la testa verso l'ombelico).

L'Ayurveda indica Pitta (composto da due protoelementi di fuoco e uno di acqua) come il Dosha che governa le funzioni della digestione (e tutte le secrezioni coinvolte, ormoni, enzimi ecc.), del metabolismo, della temperatura corporea, dello splendore degli occhi, della colorazione del sangue e della pelle e su un altro piano anche il fuoco dell'allegria dell'intelligenza, dell'acutezza, della chiarezza e dell'assimilazione mentale.

Pitta dosha ha il suo radicamento nell'intestino tenue, ed è attraverso l'azione di un sub-dosha, cioè di una energia Pitta e specializzata e localizzata (chiamata Ranjaka Pitta) che agisce principalmente sul fegato. Ma la sua azione sul processo digestivo coinvolge anche stomaco, milza, pancreas e cistifellea. Ricordiamo che sono squilibranti per Pitta quelle emozioni calde e corrosive come l'ira, l'odio, l'aggressività.

Ma non ci sono affermazioni di uso corrente tipo: "rodersi il fegato", "avere un travaso di bile", "farsi un fegato così.." per ricordarci quotidianamente quanto organi, emozioni ed energia siano collegati?


Le indicazioni di massima riportate nella rubrica, estratte dalla letteratura specialistica del settore, hanno uno scopo puramente informativo e divulgativo : non intendono in nessun modo fornire suggerimenti per l'autocura . Il ricorso agli oli essenziali per trattamenti di qualunque genere deve essere sempre elaborato da un consulente esperto.

Scritto da Maurizio Di Massimo

Naturopata, floriterapeuta, erborista specializzato in indirizzo spagirico ed ayurvedico. Insegnante di yoga e operatore yoga e ayurveda. Conduce dal oltre 30 anni, corsi di yoga e meditazione e dal 1989, incontri residenziali sulla purificazione psicofisica attraverso la naturopatia yoga-ayurveda, la yoga-terapia e il digiuno terapeutico.  Fondatore di Yoga Rasa - Centro yoga, ayurveda e meditazione a Pesaro. Coautore dei testi Planta Medica. Le erbe officinali tra scienza e tradizione (2005 - Ed. Provincia Pesaro-Urbino) e Ritorno alle radici - le piante spontanee per l'alimentazione e la salute (2015 - Ed. Aboca).

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