Il “cortocircuito emozionale” che crea disturbi dell’umore nel bambino
Le emozioni influenzano il benessere e l’apprendimento. Nei bambini un’esperienza negativa può bloccare un percorso di formazione e produrre un malessere dalle conseguenze significative. I ricercatori stanno scoprendo sempre maggiori connessioni fra i disturbi del neurosviluppo ed emozioni.
«Da molti anni -dice la professoressa Daniela Lucangeli, professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Padova- mi occupo di bambini di età varia che hanno problemi a scuola. Quello che ho visto non è solo un aumento progressivo delle manifestazioni patologiche, ma anche un aumento progressivo della sofferenza provata dai bambini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme chiaro: i casi di disturbi dell’umore sono presenti in età sempre più precoce. E la comunità scientifica si sta interrogando sul perché i bambini vivono una situazione di malessere».
Siamo davanti a una situazione nuova
«Come studiosi dobbiamo rivedere i modelli del passato. Anni addietro, constatando dei disturbi dell’umore in un bambino avrei ragionato sugli aspetti che attengono allo sviluppo dell’intelligenza umana, dicendo che forse c’era qualcosa di alterato nei meccanismi neuropsicologici di base. Oggi invece sono sempre più convinta che accanto a queste anomalie ci siano delle vere e proprie fatiche emozionali. Dei cortocircuiti emozionali che intervengono e determinano un malessere diffuso».
Quindi, le emozioni hanno un grande ruolo
«Il nostro cervello -spiega la professoressa Lucangeli- funziona in modo tale che nel momento in cui apprendo, se sperimento anche paura, faccio fatica ad apprendere. In sostanza, non metto in memoria solo ciò che ho appreso, ma anche l’emozione che ho provato. Quindi, mentre ciò che tengo in memoria come cosa da imparare e associato a uno stimolo che mi dice “ricorda”, in contemporanea vivo anche lo stimolo della paura, che mi dice “scappa, ti nuoce”. Quindi il sistema va in sofferenza, va in cortocircuito. Quello che come studiosi stiamo capendo nell’ambito della ricerca sperimentale, è che abbiamo ignorato per troppo tempo questo forte rapporto tra emozione e cognizione».
Possiamo utilizzare questo abbinamento fra emozione e cognizione in chiave positiva?
«Come nei processi di maturazione -afferma Daniela Lucangeli- agendo con le emozioni che accompagnano bene la crescita, possiamo modificare il benessere e anche la condizione di malattia».