Cos'è il “dolore emotivo” nel bambino
Il dolore è un "alert". È l’espressione di un linguaggio millenario che ci chiede di essere in uno stato di attenzione, perché c’è qualcosa che ci mette in pericolo. Quando proviamo dolore il nostro organismo è coinvolto nella sua interezza, e dedica grande energia al tenere sotto controllo la condizione di allert, distraendoci da altre attività. Il dolore può essere anche una condizione psichica o bio-psichica, influendo sulla nostra resa nella vita tutti i giorni. E quando parliamo di bambini, il tema diventa ancora più “delicato”.
«Dobbiamo riflettere sull’importanza del benessere psichico -dice Daniela Lucangeli, professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Padova- come condizione indispensabile per il nostro organismo. Pensiamo al caso di un bambino che va a scuola con un “dolore emotivo”, perché ha paura di lasciare qualcosa del suo rapporto privilegiato con mamma e papà. In quel caso moltissima della sua energia bio-psichica sarà dedicata a tenere sotto controllo il “meccanismo del dolore” e non sarà libero di accogliere le informazioni che il sistema educativo e la scuola vogliono dare. Quando c’è una condizione di allert abbiamo meno risorse a disposizione».
Quindi, il dolore inteso in termini di allarme che il nostro organismo genera, è un fattore che, in modo palese o sottotraccia, ha una influenza da non sottovalutare mai?
«Il dolore è una informazione che mette in azione tutto l’organismo vivente. L’intero corpo avverte questa sensazione di pericolo e si concentra nel tenere sotto controllo lo stimolo, distogliendo energie da altro. Un dolore a un dente, come tutti sappiamo, non è limitato al dente, ma coinvolge il tutto. Quindi, dovremmo sempre cercare di capire da dove proviene l’alert che ci coinvolge».
Lei ha fatto l’esempio del bambino che va a scuola e prova un “dolore emotivo”. Il sistema scolastico è sempre pronto a tenere in considerazione il disagio che il bambino può provare?
«Parlando del nostro sistema educativo -sottolinea la professoressa Daniela Lucangeli- non chiedo una scuola facile e sdolcinata, ma una scuola che sappia qual è la differenza fra “ben-essere” e “mal-essere” e si comporti di conseguenza».