Emblema di un conflitto tra essere e apparire
La recidiva in ortodonzia è la risultante di una dicotomia che vede da un lato l’identità della persona, la sua intima natura, espressa nella malocclusione, e dall’altro l’apparire, manifestazione del vivere in un contesto sociale sempre più attento all’estetica che non alla preservazione della nostra unicità. Come uscirne indenni?
Diagnosi: malocclusione, quale terapia?
La malocclusione è la migliore strategia che la Natura mette a disposizione per armonizzare le diverse strutture dell’apparato stomatognatico garantendone la sopravvivenza, e quindi il funzionamento, col minimo dispendio di energia. Ognuno ha la sua malocclusione in quanto espressione di fisiologia individuale. Per questo motivo guidare i denti, mediante l’applicazione di forze coercitive che agiscono sugli stessi, verso una correzione dello schema occlusale predefinita di “I classe molare”, che non tiene conto:
- del biotipo di appartenza
- del modo di funzionare di quella bocca
- dello schema cranico all’interno del quale mascella e mandibola vanno ad integrarsi
- del rapporto di articolazione tra cranio e colonna vertebrale
non può che risultare fallimentare!! Tant’è che i denti devono essere bloccati insieme a fine trattamento con un retainer come garanzia del risultato raggiunto, pena la recidiva.
I denti sono inseriti in un contesto funzionale
La recidiva non è un fallimento del trattamento ortodontico ma una vittoria del sistema corpo che si riappropria della libertà di esprimersi anatomicamente e funzionalmente in risposta al suo stato di equilibrio. Bloccare i denti insieme significa venir meno al principio fondamentale della vita che vede nel movimento la sua massima realizzazione: pensiamo al cuore, alla respirazione, al movimento reciproco delle ossa craniche... Ciascun dente deve essere libero di molleggiare sul proprio legamento parodontale, così da garantire uno scambio continuo di ossigeno e nutrienti a livello del microcircolo. Bloccare i denti equivale a inceppare l’intero organismo, togliendo alla bocca la possibilità di agire come compenso o adattamento a una problematica che origina magari da un’altra parte.
La Dentosofia in accordo con i principi di Riabilitazione Neuro Occlusale si differenzia dall’ortodonzia convenzionale perché non lavora in maniera meccanicistica sui denti, ma utilizza apparecchi mobili che rilasciano stimoli deboli attraverso i denti alle strutture di supporto, producendo così delle modificazioni tissutali che indirettamente spostano i denti. La rieducazione inoltre della deglutizione, della respirazione, e il recupero di una masticazione alternata e bilaterale, contribuiscono a maturare un’occlusione, che magari non sarà perfetta da un punto di vista estetico, ma di sicuro è coerente con l’apprendimento di un nuovo modo di funzionare che, se acquisito come abitudine, farà da scudo a qualsiasi recidiva, sempre in accordo con la propria psicoemotività.