Il Prof. Ernesto Burgio è stato nostro ospite e ci ha parlato nel dettaglio della situazione attuale e delle prospettive future di questa pandemia
Ernesto Burgio
Medico Pediatra. É membro di importanti istituti e società scientifiche, tra cui:
- ECERI EUROPEAN CANCER and ENVIRONMENT RESEARCH INSTITUTE (BRUXELLES);
- ARTAC (Association pour la Recherche Thérapeutique Anti-Cancéreuse;
- Membro del Gruppo COVID - SIPPS - SOCIETÀ ITALIANA DI PEDIATRIA PREVENTIVA E SOCIALE e del Gruppo di ricerca SCIENCE OF CONSCIOUSNESS Università di Padova.
- Ha fatto parte del Gruppo Children Environmental Health WHO.
- Si occupa di epigenetica e negli anni 1997/2005 e 2009/2010 si è occupato di allarmi pandemici per Influenza Aviaria (H5N1), SARS e H1N1/2009.
"Una delle affermazioni più infondate che sono circolate in questi drammatici due mesi di allarme pandemico in Italia è che la tragedia che stiamo vivendo non era prevedibile e prevenibile. Questo non è vero.
Prima di tutto, perché per almeno venti anni, dai primi allarmi sull'influenza aviaria e poi sul Coronavirus della SARS, si sapeva che le probabilità di una pandemia erano alte.
In secondo luogo, perché chi aveva affrontato questi problemi in quegli anni, di fronte al rapido espandersi dei casi in tutto il mondo aveva cercato di avvertire le istituzioni del pericolo imminente sollecitando provvedimenti efficaci: sorveglianza attiva sul territorio, informazione della cittadinanza, formazione e protezione degli operatori sanitari e soprattutto messa in sicurezza del sistema sanitario nazionale.
Purtroppo però l’Italia, al pari di quasi tutti i paesi europei (con la parziale eccezione della Germania) si è dimostrata del tutto impreparata e sta pagando un prezzo molto alto."
A oltre due mesi dalla scoperta dei primi cluster epidemici e a cinquanta giorni dall’inizio della quarantena, la gran parte dei cittadini ha ancora difficoltà a orientarsi: è davvero così pericoloso questo virus e perché? Quanto a lungo dura la sua contagiosità? É vero che molti asintomatici sono contagiosi e per quanto tempo?
Come si spiega l’enorme differenza tra quanto successo nelle regioni del Nord d’Italia e quelle del Centro-Sud? I fattori ambientali e climatici hanno avuto un peso, come sostengono alcuni? Come mai sono colpiti così duramente gli anziani e i soggetti affetti da ipertensione, patologie cardiovascolari e metaboliche? E come mai i bambini, almeno fino a questo punto, sembrano affetti raramente e comunque in forma non grave? É vero che anche per quanto concerne l’approccio terapeutico ci siamo fatti trovare impreparati?
E per il futuro: possiamo aspettarci che una parte della popolazione, almeno nelle regioni più colpite, stia sviluppando un’immunità abbastanza stabile e duratura? Come lo si potrà verificare? E’ possibile sperare in un vaccino efficace in tempi relativamente brevi
E infine: in che modo la cosiddetta task force per la fase 2 sta considerando questi fattori nella pianificazione e valutando le misure di contrasto nei confronti di un virus, che potrebbe minacciare a lungo la nostra esistenza? Quali scenari a breve e lungo termine, a livello medico-sanitario e psicologico-sociale possiamo ipotizzare?