Un approfondimento sulle origini e l’evoluzione di alchimia e spagiria
L’origine etimologica maggiormente accettata dagli addetti a riguardo della parola “Spagyria” è quella di derivazione greca, dall’unione delle due parole σπαω (spao) (“estrarre”, da cui, in senso lato, in epoca medievale ha prevalso il concetto già insito di “separare, slegare, liberare”; in latino: solvere) e αγειρειν (agheirein) (“raccogliere”, in cui è evidente ed insito il concetto di “rimettere insieme”, assemblare ciò che è stato estratto; da cui, in latino: coagulare). Ecco che abbiamo qui il formarsi di uno dei principi fondamentali della scienza ermetica: SOLVE ET COAGULA!!! Ora, per completezza e rigore scientifico, ci piace qui fare notare che la radice di αγειρω (congiungere) è γερος (gheros = divino) che porta e potenzia il significato del termine ad un livello superiore: estrarre ciò che di divino c’è nella materia! L’alfa privativa, davanti a gheiro, poi, non fa altro che rafforzare questa convinzione.
Quando un prodotto può definirsi spagirico
Per gli Spagyristi, la necessità di separare il misto è dovuta al fatto che la separazione permette loro di eliminare dalla pianta, per quanto riguarda il regno vegetale, quella parte, per così dire, superflua, il “Caput mortuum” appunto, che non serve quindi all’effetto benefico a cui è destinata, ma che, anzi, nuocerebbe in quanto renderebbe più difficile l’assimilazione dei principi attivi. Potremmo dire che il prodotto finale è come se fosse stato pre-digerito e quindi più facile da assimilare per un organismo debilitato. Naturalmente questo non è il solo vantaggio, infatti, il prodotto Spagyrico viene caricato di energia tramite la circolazione e la soluzione arricchita con i sali della pianta per mezzo di calcinazione e lisciviazione. Per conoscere più approfonditamente il modus operandi si potrà leggere, sul libro di Solanimus intitolato “Alchimia e Spagyria: dmirabiles et inseparabiles Artes!”, la preparazione della “Tintura Spagyrica” e della “Tintura Spagyrico-Alchemica”, mettendole a confronto. Già da queste poche righe si possono trarre alcune considerazioni. La prima, vista la grande importanza dell’alcool Spagyrico, è che non si può definire un prodotto Spagyrico se non contiene, appunto, questo alcool. Esso è importante sia nella fase di estrazione dei principi attivi dal misto che nella fase di assimilazione degli stessi. La sua sottilità gli permette non solo una maggiore penetrazione nella pianta e di estrarre più principi ma, durante l’assimilazione, essa abbrevia il tempo di quest’ultima.
Spagyria e alchimia
La Spagyria è la porta principale per entrare poi nella casa dell’Alchimia; è quell’Arte che mette alla prova, che fa capire se vi è un vero e proprio amore verso l’Arte Alchemica. Lo Spagyrista più conosciuto, anche da chi si è appena introdotto alla conoscenza di questa Arte, è sicuramente Paracelso. Non staremo qui a fare la storia del grande Paracelso; il lettore potrà sicuramente consultare una vasta bibliografia a riguardo e a questa lo rimandiamo. Non sarà azzardato aggiungere che in Spagyria tutto è logica. Ad esempio, è possibile estrarre lo Zolfo metallico grazie ad un mestruo, chiamato “Menstrum Kerkring“, che è composto da sale ammoniaco (sale che viene liberato durante la putrefazione dei pesci) e alcool Spagyrico. In questa operazione si può vedere un mediano vegetale (alcool) che permette all’Animale (sale ammoniaco) di agire sul regno minerale (Zolfo metallico). Non è mai possibile passare da un estremo all’altro senza un mediano, questa è la logica sia Spagyrica che Alchemica.
Alchimia: una parola dall’origine misteriosa
La parola Alchimia ha suscitato negli studiosi notevole interesse producendo diverse ipotesi per una sua origine etimologica. Certamente, tra le più accreditate vi sono: quella di origine araba, da “Al-Kema” (art. determinativo “Al” + “Kema” che in arabo significa “segreto”) o “Al-khimiya”, (unione del art. determinativo arabo “Al” + il termine greco χυμεία o χημεία che significa “mescolanza di liquidi” o, in senso traslato, “chimica”). Interessante l’ipotesi che ne propone una derivazione dall’articolo “al” contrazione del greco αλς (als), che significa sale, e la parola χυμεία (khumeia) che significa fondere, colare insieme, saldare, allegare, ecc.., quindi colare del sale, o sale fuso. Altra etimologia proposta è “Al Kemi” che significa “la terra nera” in lingua copta (II-III d.C.); termine mutuato dall’antico egizio KHEMET (come appunto gli egizi chiamavano il loro paese). Allora qual è l’etimologia giusta? Le etimologie sopra descritte sono tutte corrette, vediamo il perché.
- Segreto: L’invito al Silenzio di Horus-Arpocrate e la necessità di conservare il segreto della Grande Opera solo a coloro disposti ad intraprendere un percorso iniziatico erano due dei requisiti necessari e fondamentali. Solo a coloro che erano disposti a metaforicamente morire per risorgere a nuova vita erano svelati i significati profondi dell’arte ermetica!
- Sale fuso: La Tavola smeraldina non è altro che un sale fuso e raffreddato.
- Colare un lingotto: Tutti sanno che con la Pietra Filosofale si può trasformare il vile metallo in oro.
- Terra nera: Rappresenta la putrefazione, la “Nigredo”, la morte della materia per estrarne l’anima, lo Zolfo.
Le “vie alchemiche”
Le varie etimologie non rappresentano altro che diverse fasi dell’opera o diversi stati della materia. Esistono poi diverse ”vie Alchemiche” le quali si differenziano per la materia usata nelle fasi iniziali. Ad esempio, la “Via dell’Antimonio”, che ha come materia di partenza la stibnite o antimonite, un trisolfuro di antimonio con formula chimica Sb2S3; vi è poi la “Via del Cinabro” che ha come materia di partenza il cinabro, un solfuro di mercurio con formula chimica HgS, ma la via più importante e più ambita dagli Alchimisti è senza dubbio la “Via Universale” che ha come partenza una materia di origine vegetale. Essa è stata descritta da diversi Alchimisti, il più famoso dei quali è certamente Ermete Trismegisto, nome traslitterato dal greco antico “Ἑρμῆς ὁ Τρισμέγιστος - Hermes Trismegistus” (Ermete 3 volte grande) e che ritroviamo, in lingua latina, come “Mercurius ter Maximus - Mercurio il tre volte grande”. Ad Ermete è attribuita la descrizione della Via universale nella cosiddetta “Tabula Smaragdina - Tavola Smeraldina”.