«Ricerche sempre più evolute -dice la dottoressa Gabriella A. Ferrari, forte di oltre trenta anni di esperienza nel settore della gravidanza e della preparazione al parto- stanno dimostrando che l’intelligenza di un bambino è dovuta per circa un terzo a fattori genetici e per due terzi alle esperienze ambientali che percepisce mentre è ancora nel grembo materno e nei primissimi anni di vita». Fondamentale è quindi il rapporto madre – figlio e il legame fra i genitori. Il bimbo intrauterino riconosce perfettamente la voce della madre e del padre, ed è profondamente influenzato dal modo in cui i coniugi vivono la gravidanza e l’attesa del parto. L’ambiente familiare positivo, ricco di affetto, è quindi un elemento che determina in modo decisivo l’equilibrio psicofisico del neonato e del futuro adulto.
Gli studi scientifici sulla vita prenatale sono iniziati negli anni Sessanta del ‘900, per poi intensificarsi dagli anni Duemila, quando la tecnologia ha permesso di osservare la vita intrauterina con una sorprendente ricchezza di particolari. E’ stata osservata l’intenzionalità gestuale già in embrioni di otto settimane. Le emozioni della madre vengono trasmesse al feto, il quale reagisce di conseguenza. E’ stato notato che mentre le madri attendono di sottoporsi ad amniocentesi il bimbo è irrequieto, cosa che non avviene se la madre deve affrontare una normale visita di controllo. Durante l’amniocentesi è stato visto il feto nascondersi sul fondo dell’utero e cercare di scostare da sé l’ago esplorativo. (Prof. Carlo Valerio Bellieni dell’ Università degli Studi di Siena).
Verso la 16^, 17^ settimana, durante gli esami ecografici il bimbo mostra un aumento del battito cardiaco quando sente la voce dei genitori. La musica di Mozart e Vivaldi lo calma, i toni bassi e martellanti lo disturbano. Il bambino esprime serenità e rilassamento quando sente la mamma cantare. Durante la gestazione, fra madre e figlio si crea un legame complesso, ricco di sfumature.
«Tutto questo scambio di stimoli fra mondo intrauterino e mondo esterno -scrive lo psichiatra canadese Thomas Verny, autore del libro “Vita segreta del bambino prima della nascita” (Ed. Mondadori)- permette di spiegare l’origine degli aspetti più sorprendenti del comportamento del neonato. La sua capacità di rispondere agli abbracci, alle carezze, agli sguardi e ad altri segnali della madre consegue alla lunga consuetudine di un rapporto con lei prima della nascita».
Gli studi scientifici in materia confermano dunque che non siamo solo patrimonio genetico. Il nostro modo di rapportarci con la società non è attribuibile al solo DNA che ci caratterizza, ma alle emozioni che ci accompagnano fin da prima della nascita. E questa caratteristica non è una esclusiva della specie umana. I biologi della City University di New York hanno dimostrato che i pulcini covati dalle rispettive madri sono molto più reattivi e si adattano meglio al nuovo ambiente, rispetto a quelli cresciuti in un’incubatrice meccanica.