Possibili cause, differenza tra procreazione assistita e cure. I vantaggi delle cure integrate
Oggi in Italia una coppia su sei ha problemi di infertilità. Ma la casistica potrebbe avere un’incidenza ancora maggiore, perché i dati ufficiali sono ricavati sulla base del numero di persone che ogni anno si rivolgono ai centri di Procreazione Medicalmente Assistita. Considerato che non tutti scelgono la strada dei centri specializzati, la questione potrebbe riguardare addirittura una coppia su quattro. Le cause sono equamente distribuite fra infertilità maschile e femminile.
«Nel mondo occidentale –dice la dottoressa Marina Risi, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Agopuntura e Medicina Integrata, Vice presidente della Società Italiana di Psico Neuro Endocrino Immunologia- il tasso di fecondità si è mediamente ridotto. Una parte del problema deriva dal fatto che c’è un rinvio della prima gravidanza, quindi un aumento dell’età della coppia alla ricerca del primo figlio. Per la donna il dato è molto significativo, perché la dotazione delle cellule uovo è costituita alla nascita e non si rinnova. Nell’uomo gli spermatozoi vengono invece prodotti ciclicamente, quindi non subiscono l’invecchiamento delle cellule uovo femminili, però negli ultimi anni sul fronte maschile si evidenza una riduzione del valore medio di testosterone».
L’ambiente in cui si vive ha un ruolo nell’infertilità?
«Si. A quanto fin qui detto si devono aggiungere le influenze ambientali, cioè l’inquinamento da “distruttori endocrini” come i pesticidi, i componenti delle plastiche, gli antibiotici presenti nella catena alimentare, e così via. Molte di queste sostanze mimano la conformazione biochimica degli ormoni sessuali. Vanno a occupare i recettori degli ormoni e provocano danni. Altra probabile causa è l’aumento della percezione dello stress. A tutto questo aggiungiamo un “fattore culturale” ».
Che cosa intende per “fattore culturale”?
«Negli anni –dice la dottoressa Risi- l’idea che è passata, sia tra la popolazione che fra i medici, è che nel momento in cui una coppia prova ad avere un figlio e non riesce a ottenerlo in tempi relativamente brevi, automaticamente viene indirizzata verso un centro di Procreazione Medicalmente Assistita. E si immagina che quello sia un percorso terapeutico. In realtà nei centri di PMA non si fa terapia, si applicano delle tecniche. Si eseguono dei cicli di trattamenti, tecniche di fertilizzazione in vitro, si cerca di aggirare le cause di infertilità, che a volte non sono nemmeno identificate».
Che percentuale di successo hanno queste tecniche?
«L’efficacia è abbastanza relativa -sottolinea la dottoressa Risi- ed è variabile in base all’età della madre: 30% sotto i 34 anni e 5,7% sopra i 40 anni di età materna. Nella pratica clinica questi numeri diventano magicamente storie di vita, narrazioni di conflitti nelle relazioni di coppia e familiari, disturbi del sonno e dell’umore, mal di pancia, e soprattutto smarrimento. Le tecniche di PMA vengono percepite per quello che non sono: una cura per l’infertilità; d’altra parte i medici tendono a rinforzare questa equazione semplicistica di identificare una tecnica che facilita e può risolvere alcuni fattori meccanici che impediscono la procreazione, con la proposta terapeutica».
Per chi vive il problema dell’infertilità c’è una soluzione che dà migliori risultati?
«Personalmente -dice la dottoressa Marina Risi- insieme a dei colleghi e vari ricercatori credo nella validità di un modello di cure integrate che si chiama PNEI – FERT, che quindi colloca il problema della fertilità nell’ambito dell’approccio della Psico neuro endocrino immunologia. Nel mio caso, abbiamo creato un gruppo interdisciplinare che prevede l’apporto del ginecologo esperto, dell’endocrinologo della riproduzione, dell’andrologo, e dello psicologo / psicoterapeuta. Il ruolo di quest’ultimo è fondamentale. Inoltre ci si avvale del nutrizionista, dell’ agopuntore e dell’esperto di ginnastiche mediche. La valutazione dell’aspetto psicologico di coppia è fondamentale per ridurre i rischi del corredo sintomatologico dell’infertilità, sia dal punto di vista psichico che fisico. Il sostegno psicologico viene assicurato anche durante il percorso di una eventuale Procreazione Medicalmente Assistita. Grazie al lavoro di gruppo, alla cure integrate, la percentuale di successo migliora molto. E si prevengono i possibili effetti collaterali dal punto di vista psichico, per le coppie che non riescono a ottenere una gravidanza dopo questi percorsi. E’ importante recuperare una parte diagnostico-terapeutica “prima della PMA”. Una valutazione dal punto di vista metabolico, immunitario, endocrino, psicologico e dello stile di vita può correggere e incrementare i tassi di fertilità spontanea prima di ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita. E quando la coppia viene indirizzata verso un centro specialistico, c’è già stata una preselezione e un supporto che migliora le possibilità di successo».